To rewind

Quell’estate eravamo all’incirca una decina, è strano a dirsi ma non mi ricordo esattamente tutti, anche se non ci si separava mai, anche se era L’ESTATE. Quella della prima vacanza vera con gli amici, quella della tratta Spagna-Portogallo-Marocco che per noi era solo Spagna-Spagna-Spagna. Giravamo col nostro braccialetto di Benicassim come un trofeo da vantare in battaglia, lo scalpo di un nemico, la non lucidità della veglia continua. Il mio amico F. si era portato dietro la cassetta di Clandestino, l’album di Manu Chao che, manco a dirlo, era uscito proprio quell’anno 1998. Era come una specie di coperta di Linus sgualcita e orrenda, risuonava ad ogni ora del giorno e della notte, e come i gruppi rap degli anni 80 ce ne andavamo in giro con quel piccolo stereo scassato che ripeteva solennemente la voce di Manu Chao, manco fosse il rosario di Radio Maria. Io, dopo quasi tre giorni che non chiudevo pressochè occhio per cause naturali e non, avevo raccolto tutte le mie forze ad una ad una per riuscire a seguire il concerto della Super Polly Jean Harvey e subito dopo quel delirio di chitarre sguaiate e tutine di latex rosa, crollai nel sonno proprio nel bel mezzo del concerto dei Sonic Youth, qualcuno ancora non me lo perdona ma che dormita ragazzi, una delle più belle e necessarie de mi vida. Bjork chiuse quella tre giorni con un concerto di bianco vestita e un orchestra di 30 elementi, robe mai viste per chi come me era stata al massimo a vedere gli amici strimpellare invocazioni contro il cielo. Così rimanemmo giorni e giorni su una spiaggia poco lontano, dopo aver pagato l’ingresso ad un campeggio in cui mai mettemmo piede se non per recuperare un amico che ci era finito a limonare con una di cui sembrò non ricordare alcunchè. Ma una sera, inaspettatamente, la spiaggia meravigliosa che ormai millantavamo come nostra dimora, venne profanata da un’invasione in piena regola, barbari che arrivavano dalle montagne, orchi con casse e casse di birra al seguito, giocolieri trampolieri nani e ballerine. Tienimi in borsa la cassetta, mi disse F, ormai palesemente schiavo di Manu Chao (che se glielo chiedete oggi, nemmeno sotto tortura o dietro adeguato compenso vi dirà che è vero) e si buttò in mezzo alla folla attirato da un cartello che diceva Calimocho. E così facemmo tutti, fatta eccezione per il Calimocho, ovvio, che io davvero lo detesto. Fu una serata epocale, persone che venivano da ogni parte del mondo, la leggerezza acuta dei 20 anni, le stelle del quasi ritorno, il bagno di mezzanotte, e quello delle tre, e quello dell’alba, le candele sulla sabbia, gli abbracci degli sconosciuti. Ma nemmeno a farlo apposta, come un monito che arriva dritto dall’autunno, ad un certo punto misi mano nella borsa e trovai il nastro di Manu Chao che ci vagava dentro senza più ordine nè disciplina. La cassetta era ormai inascoltabile e l’estate era alla fine. Guardai il ragazzo francese per cui avevo un debole inguaribile da qualche ora, mi accucciai di fronte a lui e misi il nastro sulla sabbia, proprio fra noi due. Lui fece un sorriso a denti bianchissimi e occhi nocciola, si aggiustò la camicia, mi spostò i capelli dietro l’orecchio e mi disse thank you, come fosse il regalo più bello che si potesse ricevere allo scoccare dell’alba.

Perchè è così che va, a volte un grazie ti basta per racchiudere in un ricordo molte altre cose.

11 thoughts on “To rewind

  1. P.J. Harvey e Bjork: hai incorniciato capolavori in un’estate.
    Quell’album dei manu chao: lo so ancora a memoria.
    Comunque sai: mi debosciavo anch’io parecchio tempo addietro. Tempi sublimi.

    • beh fu anche l’anno del gossip
      dopo il concerto di bjork c’era goldie che metteva musica ed avevano appena divorziato, poco tempo prima si erano presi a schiaffoni in qualche aeroporto, tutti si aspettavano di vederli litigare furiosi in mezzo alla gente. invece niente.

  2. io però non li ho mai capiti i francesi, ho sempre sostenuto che fossero tutti un po’ gay, tranne Éric Cantona ovviamente.
    (Hai scritto davvero un bel post, non passavo da una settimana e poi bam! sono rimasto indietro di due…)

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