“Ciao, come stai
il tuo cuore lo sento
i tuoi occhi così belli non li ho visti mai” (Lucio Dalla, Futura)

E allora io mi invento un altro cuore, uno in aggiunta a questo che ho già. Uno che pensi a te, uno che pensi a me. Ecco cosa faccio; raddoppio le risorse per vedere nel buio e mi aspetto che la luce presto o tardi si riaccenda, ma senza aspettare.
Così mi invento un altro cuore, e ogni giorno da adesso in poi mi sveglierò e ne avrò due. Uno per sopportare e l’altro per proporre. Uno che batta il tempo del respiro e l’altro che respiri.
Immagino di avere una scorta di energia, che mi permetta di sedermi un secondo a contemplare e poi subito ripartire. Che il tempo non torna indietro mai.
A volte ci ammaliamo perché un cuore non basta, ha bisogno di un gemello. Per questo forse ricerchiamo il cuore degli altri e se non lo troviamo ritorniamo in cerca e quando lo troviamo ci fermiamo e quando lo perdiamo ci sembra di perdere anche il nostro, di cuore. Di inciampare sui nostri stessi piedi, di non avere chiara la strada da fare ma sappiamo benissimo da che parte cominciare, è solo che non vogliamo andare.
Perché ogni partenza riporta indietro o porta lontano, impossibile distinguerle, è così che più di tutto non riusciamo a partire.
E anche perché a volte gli amori rimangono, siamo noi che andiamo.

 

 

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